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COVID E RIPARTENZA: TRA IMMOBILISMO E PROPOSITIVITA’

Dopo mesi di Lockdown, in cui ci siamo adattati a una vita totalmente nuova, confinata tra le mura domestiche, siamo ora arrivati a una fase diversa della pandemia: la ripartenza. Come affrontarla?


La ripartenza

Dopo mesi di Lockdown, in cui ci siamo adattati a una vita totalmente nuova, confinata tra le mura domestiche, siamo ora arrivati a una fase diversa della pandemia: la ripartenza. Pian piano le attività lavorative e sociali, con tutte le limitazioni del caso, stanno riprendendo in mano la routine pre-Covid: le scuole riaprono i battenti, si può uscire a cena, andare al museo e al cinema.

Ma, come affrontiamo tutto ciò? Certamente questa nuova fase non significa tornare esattamente alla quotidianità che conoscevamo prima e richiede quindi un periodo di assestamento e nuovo adattamento quotidiano. Questo nuovo adattamento necessario, come qualsiasi altro, può essere fonte di stress. Infatti, se per alcuni la riapertura è vissuta come una benedizione, per altri è invece un fattore di ansia e preoccupazione. Questi stati emotivi possono essere il campanello di allarme di un problema più preoccupante che può portare a confinarsi volontariamente tra le mura di casa, per paura degli spazi esterni e del contatto con il sociale. Provare un po’ di disagio non è sbagliato, anzi, è del tutto normale e può aiutare ad avere comportamenti prudenti ed adeguati alla situazione pandemica. Tuttavia, se l’ansia è così intensa da impedirci di riprendere le principali attività lavorative e sociali può essere utile chiedere un aiuto psicologico, in quanto la reazione che stiamo vivendo risulta in effetti eccessiva.


Una ripresa che divide

Con la ripresa le persone sono divise tra la spinta positiva a costruire e progettare, dopo un lungo momento di stop, e il sentimento negativo di rabbia e rimpianto di ciò che la pandemia ci ha portato via, della vita “pre-Covid” che vediamo ancora così lontana e al momento poco realizzabile.

La ripresa, quindi, porta inevitabilmente con sé queste due condizioni completamente conflittuali.

Se si resta nella sfera della delusione, della tristezza è necessario trovare le risorse nel nostro ambiente sociale, familiare e lavorativo rigenerando i nostri rapporti, aumentando le relazioni sociali. Se questo non è sufficiente, allora si rende necessario un supporto professionale. Lo psicologo offrirà strumenti per far fronte alla sofferenza emotiva evitando che possa sfociare in più gravi forme di disagio. Può offrire ad esempio un valido aiuto nel permettere alle persone di sviluppare un atteggiamento di resilienza di fronte agli aventi difficili, ovvero la capacità di far fronte ad eventi traumatici in maniera positiva, riorganizzando la propria vita di fronte alle difficoltà, facendo leva sulle proprie risorse e quelle dell’ambiente circostante.



Consigli per affrontare la ripartenza

Non esiste, purtroppo, una formula magica identica per tutti che aiuti in un istante ad affrontare questa nuova e delicata fase e a far fronte agli stati emotivi che la accompagnano e che abbiamo prima brevemente analizzato. Ci sono però dei consigli che possono essere seguiti per cercare di affrontare al meglio questa sfida.

Il primo è sicuramente quello di ascoltare se stessi e portare la propria attenzione su ciò che si sente, che si prova e di cui si ha bisogno. Quest’attitudine infatti permetterà di entrare in contatto con il sé più profondo e fare quindi le scelte migliori per il proprio benessere. Bisogna imparare ad accogliere tutte le nostre emozioni, ricordandoci che anche quelle negative sono del tutto normali e fanno oltretutto parte dell’esperienza di molti. Così facendo l’intensità dell’emozione provata si abbasserà gradualmente e saremo capaci di disinnescare qualsiasi reazione impulsiva dettata dalle emozioni che stiamo provando e a mantenere quindi il controllo di noi stessi.

Un altro consiglio è quello di investire energie per la costruzione di sane e adeguate routine. Quest’ultimo aspetto è stato un fattore di protezione nella fase 1 della pandemia e cercare di non perdere le buone abitudini che abbiamo costruito in questi mesi può solo che essere un fattore positivo.

Non bisogna poi cedere al confronto con altre persone: ognuno ha la propria personalità, ognuno ha sperimentato e percepito questo evento in modo diverso, ognuno ha diverse risorse ma anche dei particolari punti deboli, ognuno mette in atto differenti strategie e con tempi diversi. Paragonarsi agli altri, soprattutto a chi ci sembra stare meglio di noi, non è affatto efficace.

Vedere il famoso “bicchiere mezzo pieno” è un’altra raccomandazione utile. Questo non vuol dire sforzarsi di avere sempre e comunque una visione positiva della realtà, ma cercare di produrne una oggettiva, solo un po’ migliore di quella pessimista e talvolta irragionevole che una situazione di stress come la pandemia può far ancorare nella nostra mente.


Dott.ssa Valentina Terruzzi

Psicologa Clinica

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