Il concetto di active ageing è stato elaborato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità con il presupposto che gli anziani non siano più visti solo come portatori di bisogni, bensì come risorsa che, opportunamente sostenuta, può dare il proprio contributo alla società.
Per invecchiamento attivo o active ageing si intende infatti il processo di invecchiamento delle persone teso al mantenimento e alla massima realizzazione delle potenzialità fisiche, intellettive, lavorative, sociali ed economiche, e alla partecipazione attiva alla vita sociale, economica e culturale. È un concetto che include quindi sia la dimensione fisica della persona che quella sociale.
Una panoramica sociale
La proporzione di persone anziane nella nostra società sta aumentando rapidamente, sia a causa del basso tasso di natalità, sia per l'aumentata aspettativa di vita. Diventa quindi importantissimo, per una società globale in cui la vita media è in progressivo aumento, continuare ad incrementare sì la speranza di vita, ma una speranza di vita in buona salute.
Per favorire un invecchiamento sano e attivo sono necessarie iniziative su più fronti. Da un lato la società deve supportare strategie volte a sostenere una diversa concezione del ruolo dell’anziano (non più visto come peso, ma come vera e propria risorsa della società), dall’altro i singoli devono diventare protagonisti della propria salute adottando stili di vita sani sin da giovani, utilizzando i programmi di prevenzione individuali (screening) e partecipando attivamente alla vita della comunità.
Gli interventi possibili: saper sviluppare nuove capacità e competenze, sia a livello fisico che mentale
La possibilità di invecchiare in modo “attivo” dipende in maniera determinante dall’impegno a saper gestire ciò che influisce sulle condizioni di benessere psicofisico e mentale (svolgendo quindi attività fisica, alimentandosi correttamente, allenandosi con brain training ecc.), oltre che dallo sviluppo di competenze che consentono di controllare e trasformare lo stress in nuove opportunità finalizzate ad incrementare la resilienza e le capacità mentali (seguendo ad esempio corsi di stress management o di mindfullness, ecc.).
A riguardo, recenti studi dimostrano infatti che, a differenza di ciò che si pensava in passato, la plasticità del cervello è un dato di fatto concreto e indipendente dall’età anagrafica. Va quindi sfatata la convinzione che l’invecchiamento comporti un inevitabile declino delle capacità mentali e va rinforzata invece la posizione contraria, ossia che, tramite esercizi, tecniche e visualizzazioni il nostro cervello possa “invecchiare attivamente”, esattamente come il nostro corpo.
Riguardo a quest’ultimo punto è infatti ormai noto che fare esercizio fisico porta ad invecchiare meglio sia fisicamente che psicologicamente. Ovviamente l’esercizio fisico deve essere commisurato all’età anagrafica; non c'è bisogno di fare una attività sportiva vera e propria o altamente faticosa, sono sufficienti anche semplici movimenti quotidiani come camminare, andare in bicicletta, fare i lavori domestici… Ciò che è certo è che l’attività fisica si mostra come uno dei più forti predittori di un invecchiamento sano: aiuta a prevenire le malattie croniche e cardiovascolari, rafforza l’apparato osteoarticolare e muscolare e dunque migliora l’agilità e l’equilibrio, diminuendo il rischio di infortuni e migliora infine anche il benessere psicologico, riducendo ansia, depressione e senso di solitudine.
Conclusione
È ormai patrimonio condiviso il ruolo giocato da alcune abitudini e comportamenti nocivi quali il fumo, la sedentarietà, il carente esercizio fisico, la cattiva alimentazione, l’incapacità di gestire gli stressor, le preoccupazioni, l’ansia e altro ancora, sulla salute e sul benessere psicofisico. L’active ageing, da una parte, richiede lo sviluppo di una coscienza critica nei riguardi di questi comportamenti nocivi per la salute e il coinvolgimento quindi del singolo nei processi di prevenzione e controllo del proprio stato di salute, dall’altra richiede alla comunità la promozione di interventi di salute concepiti per agire non tanto sull’incremento della speranza di vita, quanto della speranza di vita in buona salute, libera da malattia.
Dott.ssa Valentina Terruzzi
Psicologa
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