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GLI INGREDIENTI PER UNA BUONA COMUNICAZIONE

A volte facciamo fatica a iniziare una conversazione, a volte siamo così contenti che parliamo troppo senza lasciare spazio agli altri, altre invece siamo spaventati e ci chiudiamo. E’ arrivato il momento di riflettere su come noi comunichiamo e ci relazioniamo con le persone. Esistono alcune regole base della comunicazione. Scopriamole insieme.



Perchè comunichiamo?

In questo periodo storico, caratterizzato da pandemie, che hanno imposto un distanziamento fisico e sociale, e da conflitti tra nazioni, si riflette molto sull’importanza dello stare in relazione e di riuscire ad avere delle buone relazioni. Il periodo post pandemia ha portato delle difficoltà nel relazionarsi con gli altri e la guerra in Ucraina ci fa comprendere bene quanto la comunicazione sia importante per risolvere i conflitti. A volte facciamo fatica a iniziare una conversazione, a volte siamo così contenti che parliamo troppo senza lasciare spazio agli altri, altre invece siamo spaventati e ci chiudiamo. E’ arrivato il momento di riflettere su come noi comunichiamo e ci relazioniamo con le persone.


Cosa vuol dire comunicare?

Esistono alcune regole base della comunicazione. Comunicare significa rendere noto, far sapere…cosa? A chi? Comunicare significa rendere partecipi gli altri di quello che sto dicendo, di quello che provo. Comunicare vuol dire entrare in relazione. Parliamo, dunque ci relazioniamo, costruiamo rapporti tra persone. La nostra vita è un continuo relazionarsi con qualcuno, ma siamo davvero capaci di comunicare efficacemente? Se siamo tutti bravi a comunicare, come mai ci ritroviamo spesso o a litigare o ad assumere una posizione passiva nelle discussioni?

Il modo in cui comunichiamo non è mai “oggettivo”, perché ognuno di noi ha una propria modalità di vedere la realtà. In pratica non vediamo la realtà per quella che è oggettivamente, ma per come la percepiamo, quindi ognuno ha una propria realtà.


Fatta questa premessa, esistono delle regole per una comunicazione efficace:

  • Prima di tutto è impossibile non comunicare. Qualsiasi cosa che facciamo o non facciamo è comunicazione (anche senza parlare comunichiamo)

  • In ogni tipo di comunicazione c’è sempre un aspetto legato al contenuto (l’informazione che vogliamo comunicare) e un aspetto legato alla relazione (cioè il modo in cui comunico l’informazione).

  • Quando parlo, lo faccio attraverso un canale verbale (le parole), un canale non verbale (i gesti, la postura, lo sguardo, ecc..) e uno canale paraverbale (tono e la modulazione della voce, il ritmo, le pause, lo schiarirsi della voce, giocherellare con gli oggetti ecc..).

Comunicare bene non significa solo parlare bene. Anche se conosciamo benissimo la lingua, possiamo scatenare incomprensioni. Questo capita perché in una relazione si è più attenti a ciò che vogliamo dire rispetto a ciò che vuole dire l’altro, si ascolta con la preoccupazione di cosa rispondere al posto di sentire la risposta altrui, quindi non siamo attenti a ciò che l’altro ci sta dicendo, non lo ascoltiamo “attivamente”.


Cosa vuol dire ascoltare attivamente?

Ascolto attivo vuol dire mostrare interesse per le cose che vengono dette dagli altri, mostro empatia, faccio domande anche per confermare di aver capito, la comunicazione non verbale e paraverbale fan capire che sono in completo ascolto. Questo aiuta ad instaurare delle buone relazioni creando un rapporto di fiducia.

L’incomprensione nasce anche da un’incongruenza tra il messaggio di chi parla e il messaggio ricevuto. Questo genera conflitti. Non è solo l’ascolto attivo l’ingrediente per comunicare in modo efficace.


La comunicazione assertiva:

Un altro ingrediente è la comunicazione assertiva. Vuol dire descrivere i fatti senza giudizio, ipotizzare conseguenze al posto di fare valutazioni (che spesso sono in negativo). Riusciamo a comunicare in modo assertivo quando diciamo ciò che pensiamo ed esprimiamo ciò che proviamo in modo coerente. Riuscire a comunicare in questo modo aiuta ad instaurare relazioni basate sul rispetto reciproco, dove ognuno è in grado di manifestare chiaramente le proprie esigenze. Purtroppo e troppo spesso non si riesce a comunicare in modo assertivo. Ma da cosa dipende?


A volte comunico in modo aggressivo non rispettando l’altro, a volte ho un ruolo passivo nella discussione non rispettando me stesso. Sono aggressivo quando esprimo in modo esplosivo, improvviso, incontrollato ciò che voglio dire; quando non sono in grado di ammettere di aver sbagliato o di avere torto; quando ho la necessità di avere un ruolo di supremazia rispetto alle persone con cui mi confronto. Sono passivo quando inibisco ciò che provo e metto in secondo piano i miei desideri e i miei obiettivi, non esprimendo le mie opinioni e facendo poche o per nulla obiezioni, lasciando che l’altro prenda tutto lo spazio comunicativo.


Spesso ci ritroviamo a parlare o ad avere un confronto in cui l’aggressività arriva prima del messaggio, dove la comunicazione non verbale non è coerente con cosa si sta dicendo, dove l’ascolto non è attivo e gli interventi sono svalutanti e non hanno lo scopo di far capire cosa si pensa. Oppure abbiamo paura di non essere abbastanza interessanti, di non riuscire ad avere la giusta attenzione o di perdere il controllo.

In più non tutti hanno la stessa opinione ed esprimere il proprio punto di vista porta a delle incomprensioni. Quando si affrontano delle situazioni problematiche in maniera assertiva, è facile trovarsi davanti ad un problema oggettivo che dev'essere risolto in modo efficace. Al contrario, quando non si comunica in modo efficace, il problema non è più l’oggetto della discussione ma diventa una questione di potere.


Dalla discussione al conflitto:

In alcuni casi la discussione e il confronto possono diventare un conflitto, un litigio. Queste parole non fanno venire in mente cose positive. La parola conflitto è associata a scontro, guerra, violenza, a qualcosa di negativo. Invece saper stare nel conflitto e saper litigare bene sono motivo di crescita, confronto, opportunità. Il conflitto, che letteralmente significa “urto, scontro” che porta a guerre, ma che può essere inteso anche come la relazione antagonista tra due soggetti che sono in competizione, perde di importanza se lo si vuole risolvere cercando di arrivare alla conclusione di chi ha ragione e chi ha torto.

Per riuscire a stare nel conflitto, a confrontarsi e litigare bene, bisogna imparare a rimanere focalizzati sull’oggetto della discussione, ma anche lavorare sulle emozioni. Abbiamo visto che la comunicazione non è solo verbale, le emozioni condizionano il nostro modo di comunicare e se restano inconsapevoli rendono faticosa la gestione del conflitto. La mancanza di consapevolezza emotiva è un fattore di rischio, non solo per lo sviluppo del “disagio psicologico”, ma anche nelle dinamiche relazionali.


Quindi non basta comunicare in modo efficace e avere un ascolto attivo, l’ingrediente mancante nelle buone relazioni è la consapevolezza delle proprie emozione e la capacità di gestirle. Le persone con una scarsa capacità di gestione delle emozioni, sperimentano più facilmente alti livelli di rabbia, tristezza, ansia, stress e ostilità. Essere consapevoli delle proprie emozioni porta il soggetto ad essere più empatico, a migliorare le relazioni e ad adattarsi meglio alle situazioni.


Dopo aver letto questo articolo sei sicuro di saper discutere, litigare, stare nel conflitto avendo la consapevolezza emotiva? Oppure pensi di avere delle difficoltà a comunicare e le emozioni prendono il sopravvento? Sai cosa ti succede quando discuti? Ti capita di pensare di non venire preso in considerazione?


Se dopo aver letto questo articolo sono arrivati dei dubbi riguardo il modo di comunicare e di stare in relazione con l’altro, parlare con un professionista diventa l’ingrediente segreto per migliorare ed equilibrare la ricetta delle buone relazioni.


Dott.sa Brunella Ieva

Psicologa – Psicoterapeuta

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