La diagnosi di cancro rappresenta un evento stressante per la persona che la riceve, richiede un intenso sforzo di adattamento che porta con sé uno sconvolgimento della quotidianità personale e familiare a causa dei trattamenti, dei suoi effetti collaterali ed espone frequentemente ad una crisi psicologica legata all’incognita dell’evolversi della malattia e alla minaccia che rappresenta per il proprio futuro.
Quando ad ammalarsi è un genitore la questione si rivela ancora più complessa.
Comunicare ai propri figli che la mamma o il papà ha il cancro è una sfida impegnativa sia per chi dà la notizia sia per chi la riceve. E’ un’informazione che inevitabilmente cambierà la loro vita, perciò occorre sforzarsi affinché il modo in cui viene comunicata la notizia non contribuisca a peggiorare la loro reazione. Il momento in cui li si mette al corrente della malattia può essere decisivo per porre le basi per una sana gestione di questa esperienza.
Alcuni genitori, se si ammalano, scelgono di non parlare ai figli della propria malattia. Le motivazioni alla base di tale decisione possono essere molteplici e includono ad esempio:
· il tentativo di proteggerli da emozioni forti e dolorose
· la difficoltà all’idea di poter ricevere domande a cui non riuscire a dare risposte
· la difficoltà a contattare il senso di colpa che deriva dall’idea di parlare loro di certi argomenti o di non essere genitori abbastanza adeguati in quanto malati
· la paura di mostrarsi vulnerabili e spaventarli
· la credenza che i figli non potrebbero capire perché ancora piccoli
Tuttavia, la scelta di non comunicare implica sempre l’assumersi uno sforzo personale enorme al fine di mantenere tale ‘segreto’. In queste situazioni il rischio è che si generi una vera e propria “congiura del silenzio” nella quale i figli pur comprendendo che in famiglia sta capitando qualcosa di minaccioso, non ne possono parlare alimentando così fantasmi più spaventosi della realtà stessa.
I rischi della mancata comunicazione
Non parlare con i figli non significa impedire che percepiscano che qualcosa di importante è cambiato. A tal proposito, generalmente bambini e ragazzi tendono a costruirsi delle teorie personali su cosa può essere accaduto, al fine di dare un senso ai cambiamenti percepiti; spesso in queste teorie si danno delle colpe.
Perché è fondamentale parlare ai figli della malattia
Informare i figli porta ad una significativa riduzione dei livelli di ansia sperimentati e ad un miglioramento della comunicazione nella famiglia.
Inoltre, permette di ridurre il senso di isolamento, solitudine ed esclusione sperimentati dai figli quando percepiscono che qualcosa di importante (e probabilmente grave) si è verificato, ma che di questo i genitori non vogliono farli partecipi. In questi casi si osserva spesso che i figli non si sentono in diritto di fare domande. Possono provare sfiducia verso i genitori (o verso il mondo degli adulti in generale) o assumere atteggiamenti e comportamenti di ‘iperresponsabilizzazione’, fino ad una vera e propria inversione dei ruoli per la quale arrivano a prendersi cura loro del genitore.
La comunicazione della notizia non è un atto unico
Comunicare ai figli la propria diagnosi non è atto unico, ma un processo lungo nel tempo, sicuramente complesso, delicato e che genera timori.
Non esiste, ovviamente, una modalità che possa andare bene per tutti. Vi sono tuttavia delle indicazioni generali che possono essere utili per affrontare questo difficile processo. Come prima cosa è necessario avere in mente che è legittimo che i genitori abbiano la possibilità di prendersi del tempo per poter pensare a quello che sta accadendo loro e per prepararsi alla comunicazione di questo ai propri figli.
Può essere, tuttavia, utile non aspettare troppo tempo per non correre il rischio che i figli ne vengano a conoscenza da altre fonti, e perché è normale che i figli percepiscano dagli adulti la tensione e le emozioni che inevitabilmente derivano dalla nuova situazione per la quale necessitano di dare un senso comprensibile.
Cosa dire ai figli?
I bambini e i ragazzi in genere desiderano ricevere informazioni relative alla malattia e alle cure: ad esempio, il nome della malattia, le presunte cause, chi la cura e come si cura, gli effetti delle terapie e la sua presunta evoluzione.
Può essere utile anche esplicitare loro che non devono prendersi cura dei genitori ma che i genitori, in quanto adulti, dispongono delle risorse per affrontare questa situazione e non è compito loro occuparsene. I dettagli delle informazioni da condividere è bene che siano ‘tarate’ sulla base di quanto i figli vogliono sapere e chiedono in merito. Così, diventa importante prestare attenzione ai segnali comunicativi verbali e non verbali, al fine di adattare la comunicazione alle loro reazioni.
Può essere utile tenere a mente che non è necessario condividere tutto: tantomeno tutto e subito. Ma è importante che quello che viene condiviso sia reale, pur infondendo speranza.
E’ importante che la rete di adulti intorno ai figli possa fornire loro risposte coerenti.
Come dirlo
I migliori esperti delle modalità con cui parlare ai propri figli sono i genitori stessi. Tra i due quello con una maggiore stabilità emotiva dovrebbe essere colui che conduce il discorso. La scelta delle parole da usare e degli eventuali ausili di sostegno (storie, racconti, video, libretti informativi…) deriva dall’età, dal grado di maturità e dalle loro caratteristiche personali.
Quando si hanno più figli generalmente è utile parlare loro insieme, per poi eventualmente valutare di approfondire individualmente in un secondo momento.
È importante scegliere un luogo e un momento tranquilli in cui i bambini e i ragazzi possano non avere distrazioni, mantenere l’attenzione e sentirsi liberi di porre domande ed esprimere le proprie emozioni.
Tutto questo processo non è affatto facile. Il carico di una malattia grave è già di per sé pesante e conduce a sperimentare emozioni dolorose e intense che, in alcune situazioni, possono ostacolare la possibilità di prendersi cura anche del dolore e dei bisogni dei propri figli.
Affrontare la patologia tumorale è faticoso, talvolta diventa cruciale e importante risorsa la possibilità di chiedere aiuto ad uno specialista, con esperienza nel campo della psico-oncologia, che possa comprendere le peculiarità di quel sistema familiare per poterlo così sostenere in questa difficile situazione di vita.
Dott.ssa Elisabetta Oltolini
Psicologa e Psicoterapeuta con esperienza in campo psico-oncologico.
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