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  • Writer's pictureCentro per la Persona e la Famiglia

UNA MINACCIA ALLA CRESCITA DEL BAMBINO: L’ IMPATTO DELLA VIOLENZA

Molti studi in campo medico e psicologico hanno evidenziato che le esperienze negative vissute durante l’infanzia hanno un impatto a lungo termine sia sullo sviluppo cerebrale degli individui, costituendo un importante fattore di rischio per lo sviluppo di patologie psichiatriche in età adulta, sia sull’insorgenza di problemi fisici.



Ormai è noto che le esperienze vissute nei primi anni della nostra esistenza, in particolare in ambito familiare, possono segnare la nostra evoluzione in senso globale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’Ottobre del 2002 aveva presentato a Bruxelles il Primo Rapporto Mondiale su Violenza e Salute dando vita alla campagna globale per la prevenzione alla violenza interpersonale.

Per maltrattamento all’infanzia si intendono “tutte le forme di cattiva cura fisica e affettiva, di abusi sessuali, di trascuratezza o di trattamento trascurante, di sfruttamento commerciale o altre, che comportano un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, la sua sopravvivenza, il suo sviluppo o la sua dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, di fiducia o di potere”.

La violenza è il risultato dell'interazione di fattori individuali, familiari, comunitari e strutturali.

E’ tuttavia fuor di dubbio che la violenza e l’abuso assumono prevalentemente le caratteristiche di fenomeni intrafamiliari che, come è noto, restano spesso segreti e non visibili. Le manifestazioni della violenza si presentano con forme diversificate: trascuratezza, maltrattamento fisico, maltrattamento psicologico e abuso sessuale. Si possono osservare forme nuove di violenza quali la riduzione in schiavitù, la prostituzione, il coinvolgimento nella pornografia o la emarginazione derivante dalla immigrazione clandestina.


Per trascuratezza si intende la grave e/o persistente omissione di cure nei confronti del minore o gli insuccessi in alcune importanti aree della cura che comportano come effetto un danno significativo per la salute o per lo sviluppo e/o un ritardo della crescita in assenza di cause organiche. L’estremo della trascuratezza è l’abbandono (morale e/o materiale).


Si parla di maltrattamento psicologico quando si è di fronte ad una relazione emotiva caratterizzata da ripetute e continue pressioni psicologiche, indifferenza, rifiuto, ricatti, denigrazione e svalutazioni che danneggiano o inibiscono lo sviluppo di competenze cognitivo-emotive fondamentali come la percezione, la memoria, l’attenzione e l’intelligenza.


Il primo studioso negli anni ’90 ad introdurre il concetto di Esperienze Sfavorevoli Infantili (EIS) è stato Felitti indicando con questo termine l’insieme di situazioni vissute nell’infanzia, prima dei 18 anni e all’interno del contesto familiare, che incidono significativamente sui processi di attaccamento. Questi eventi si possono definire come ‘incidenti di percorso’ negativi più o meno cronici rispetto all’ideale percorso evolutivo sia sul piano personale che relazionale. Anche le condizioni subite in forma indiretta che rendono l’ambito familiare insicuro e imprevedibile, come per esempio comportamenti di dipendenza di sostanze dei genitori, malattie psichiatriche e soprattutto violenza assistita, (il coinvolgimento del minore, attivo e/o passivo, in atti di violenza compiuti su figure di riferimento per lui importanti) costituiscono le EIS.

Si tratta di forme di mal-trattamento che non comportano interazioni segrete, e sono quindi facilmente oggetto di osservazione. Nonostante la loro diffusione e frequenza, l'abuso e la trascuratezza emozionale sono forme spesso misconosciute e sottovalutate di abuso all'infanzia. Il maggiore problema nasce dal fatto che queste avvengono, in misura gravemente dannosa per il bambino, anche se i datori di cura (quasi sempre i genitori) non sono consapevoli della pericolosità del loro comportamento.


Le esperienze dei primi anni di vita condizionano l’atteggiamento e i comportamenti verso se stessi, gli altri e la vita.

Se è vero che i geni forniscono il materiale strutturale al neurosviluppo, i fattori ambientali ne determinano il risultato finale.

Durante questi periodi critici, in cui il cervello è in via di sviluppo, esperienze sfavorevoli provocano una costante attivazione dei sistemi di risposta allo stress. L’attivazione frequente di questi sistemi induce cambiamenti fisiologici e funzionali che possono essere durevoli nel tempo e determinare il nostro stato di salute futura.

Le ricerche di neuroscienze hanno esaminato i possibili meccanismi che potrebbero spiegare le conseguenze negative delle esperienze avverse dell’infanzia sulla salute degli adulti. Si è visto che stress cronico è in grado di modificare l’espressione dei nostri geni. Inoltre sulla base dell’esperienza il cervello conserva alcune connessioni neurali, eliminandone altre durante il processo di “potatura” delle sinapsi, che avviene durante l’adolescenza.

Gli studi neurobiologici sullo sviluppo mentale infantile dicono con sicurezza che l’esperienza dà direttamente forma alle strutture cerebrali e che (al contrario di quanto si è per lungo tempo creduto) il cibo esperienziale per la mente non è la intensa stimolazione sensoria, ma l’esistenza di legami in cui, nella comunicazione collaborativa, si sviluppi la sintonizzazione tra la mente del bambino e quella del genitore (Siegel, 1998).


In definitiva, un ambiente familiare stressante produce dei cambiamenti nell’architettura funzionale delle connessioni cerebrali degli individui e nella modalità futura di risposta allo stress, che è mediata dal sistema nervoso, da quello endocrino e immunitario, favorendo così l’insorgenza di effetti a lungo termine sul corpo, inclusa l’accelerazione dei processi di malattia e invecchiamento e la compromissione del sistema immunitario.


“L’esperienza plasma i circuiti neurali alla base del comportamento sociale ed emotivo, dal periodo prenatale alla fine della vita.” Davison and McEwen (2013).


Alla luce di quanto la ricerca scientifica ha dimostrato ne consegue l’importanza della professione dello psicologo e dello psicoterapeuta in termini “preventivi”: prendersi cura della propria salute mentale aiuta al mantenimento della salute fisica e di una migliore qualità della vita.


Dott.ssa Elisabetta Oltolini

Psicologa e psicoterapeuta

Terapeuta EMDR

Counsellor Professional

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