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  • Writer's pictureCentro per la Persona e la Famiglia

GIORNATA MONDIALE DELL’AMICIZIA

L’amicizia è una di quelle esperienze che caratterizza l’esistenza di tutti gli esseri umani. Senza sapere che cos’è l’amicizia, non potremmo vivere.





L’amicizia fa parte del ciclo di vita di ogni persona, dall’infanzia all’adolescenza, fino ad arrivare alla vita adulta e alla vecchiaia. Come l’essere umano, anche il modo di fare amicizia si modifica con il tempo e con l’avanzare degli anni. In psicologia dell’amicizia, dunque, capire cos’è l’amicizia vuol dire esaminare le varie fasi della vita.


Se pensiamo all’infanzia, sappiamo che il bambino nasce con un’innata predisposizione ad entrare in relazione con l’essere umano, in parte per soddisfare il bisogno primario di sopravvivenza e in parte per ricevere l’amore, il sostegno, e il conforto di cui ha bisogno. È solo, però, verso i 15-18 mesi che impara ad avere coscienza di sé e, di conseguenza, dell’esistenza di altri significativi intorno a lui. A 2-3 anni, poi, Inizia il gioco come relazione sociale con gli altri ed è qui che nasce l’amicizia intesa come gioco, gioco condiviso con l’altro. La condivisione degli affetti rappresenta un fattore determinate per lo sviluppo sociale del bambino, quindi, il ruolo dell’adulto è di fondamentale importanza nel favorire il coinvolgimento del piccolo nello scambio comunicativo con lui e con altri bambini. Secondo Tronick la madre svolge sin dall’inizio una funzione trasformativa delle emozioni negative, trasformando, cioè, queste ultime in emozioni positive grazie al suo contributo. Inoltre, i caregiver svolgono una funzione fondamentale nella costruzione della personalità del bambino. Stern rileva degli “schemi di essere con l’altro sin dai primi mesi di vita, schemi che sono i primi nuclei del sé costruiti dal bambino e che saranno in grado di guidare le sue esperienze relazionali future. Gli schemi si costruiscono sulle relazioni con i genitori e gli altri “significativi”.


Cosa un po’ diversa accade nel periodo successivo della vita, quello dell’adolescenza, che rappresenta una vera e propria palestra dell’amicizia. In questa fase il ragazzo inizia a staccarsi dalla famiglia e a ritagliarsi sempre più spazi fuori da essa, con il gruppo dei pari. Subentrano il pensiero, la razionalità, i primi amori: l’amicizia che deve lottare per esistere tra perdono e tradimento, sempre lì in agguato a metterla a repentaglio. È questa, infatti, anche la fase delle prime delusioni, in amore e in amicizia, che creeranno quel bagaglio di esperienze utili a formare la personalità e il carattere dell’adolescente. In psicologia dell’amicizia, il periodo dell’adolescenza è fondamentale, poiché rappresenta la base o il prototipo di tutte le relazioni amicali adulte. E’ in adolescenza, poi, che prendono avvio quelle relazioni d’amicizia storiche, destinate a durare per tutto il resto della nostra vita. In questa fase della vita, infatti, si conoscono quelli che poi diventeranno i “migliori amici”. In adolescenza, infatti, si è immersi in un grande caos fisico e psicologico, e gli amici rappresentano una base sicura a cui aggrapparsi e componente basilare affinché il processo di costruzione identitaria venga compiuto con successo.


Durante l’età adulta, spesso le amicizie, pur rimanendo importanti per la propria esistenza, si modificano. Non sono più le relazioni assolute che erano in adolescenza, ma diventano un supporto nei momenti di difficoltà o un modo per ritagliarsi degli spazi al di fuori della famiglia.


Dopo aver analizzato l’amicizia nelle diverse fasi del ciclo di vita, risulta importante soffermarsi sul perché l’amicizia sia così importante per gli esseri umani. Julianne Holt-Lunstad, professoressa di psicologia alla Brigham Young University, ha condotto una meta-analisi su 148 studi e ha concluso che la mancanza di sostegno sociale è associata con tutte le principali cause di morte. Le persone con un solido gruppo di amici hanno il 50% di probabilità in più di sopravvivere in qualsiasi momento della loro vita, piuttosto che coloro che non possono contare su un solido sostegno sociale.

La dott.ssa Holt-Lunstad, inoltre, ha calcolato che avere pochi legami sociali è associato ad un rischio di mortalità equivalente a fumare quindici sigarette al giorno, ed è un’abitudine anche più rischiosa dell’obesità e del non praticare attività fisica. La salute, tuttavia, non è l’unico fattore in causa.


I nostri amici, infatti, spesso possono conoscerci più di quanto noi conosciamo noi stessi. In particolare, secondo Simine Vazire, psicologa che gestisce il “Personality and Self-Knowledge Lab” presso la Washington University di St. Louis, i nostri amici sono più capaci di noi di descrivere i nostri tratti di comportamento. “Gli amici possono valutare meglio di noi se siamo persone divertenti, dominanti, affascinanti, ecc” ha spiegato. Inoltre, le ricerche hanno scoperto che si ha il 15% di probabilità in più di essere felici se uno dei nostri amici è felice. E se un amico di un nostro amico è felice, abbiamo il 10% di probabilità in più di essere felici. “Abbiamo riscontrato che ogni amico felice aumenta la probabilità di essere felice di una persona del 9%. Ogni amico infelice, invece, la diminuisce del 7%”, hanno scritto gli autori di queste ricerche. Dal momento che queste statistiche implicano che la felicità è più contagiosa dell’infelicità, gli autori hanno concluso che il detto “più siamo, meglio è” è vero, a dispetto di ciò che viene detto di solito sulla qualità vs. quantità delle amicizie. Infine, i ricercatori hanno scoperto che ogni amico in più significa due giorni in meno di solitudine all’anno. “Dal momento che in media, secondo i nostri dati, le persone si sentono sole 48 giorni l’anno, con due amici in più ci si sente circa il 10% meno soli delle altre persone”. Interessante il dato che, invece, i membri della famiglia non sembrano avere questo effetto.

Infine, avere un amico che si vede quasi tutti i giorni, rispetto a non averlo, è risultato avere lo stesso impatto sul benessere generale di guadagnare 100mila euro in più all’anno.


Come allora coltivare le amicizie?

Ecco ciò che alcune delle più recenti ricerche hanno da dire a riguardo…


1) Dedicate loro del tempo

Daniel Hruschka ha condotto alcuni studi sulle più comuni cause di conflitto tra amici scoprendo che le discussioni più comuni riguardano la gestione del tempo. Trascorrere del tempo con qualcuno è il segnale più importante che lo si apprezza.


2) Fate cose insieme

Non è una novità che gli amici ci rendono felici, ma Meliksah Demir, professoressa alla Northern Arizona University, ha approfondito l’argomento fino a rivelare esattamente cosa dell’amicizia scalda i nostri cuori. La professoressa ha scoperto che la compagnia, dunque semplicemente il fare le cose insieme, è la componente dell’amicizia che rende più felici.


3) Prossimità fisica e familiarità

La prossimità fisica è uno dei più potenti fattori di amicizia, più importante di avere dei caratteri simili. Mezzo secolo fa, i ricercatori hanno proposto la “teoria della prossimità” dell’amicizia, secondo cui abbiamo più probabilità di fare amicizia con persone che vivono geograficamente vicino a noi o che incrociano spesso il nostro cammino, perchè vanno nella nostra stessa scuola, ufficio o ristorante preferito.


4) Siate pazienti

La verità è questa: se non siete disposti ad annoiarvi ogni tanto, non potete avere amici. A volte gli amici vi coinvolgeranno in conversazioni sui loro familiari o su altre questioni di cui non vi interessa veramente nulla. Fa parte del gioco: non possiamo sempre pretendere che gli amici siano lì per intrattenerci, né possiamo aspettarci di sentirci come se il rapporto fosse al 100% reciproco.


5) Supportate la visione che il vostro migliore amico ha di sé

I migliori amici non devono condividere aspetti identitari, piuttosto devono supportare la visione che l’altro ha di se stesso. Per capirlo, Weisz ha intervistato un gruppo di matricole rispetto alle loro amicizie più strette, valutando tramite un questionario se i loro amici supportassero la loro identità. Li ha poi ricontattati 5 anni dopo, quando gli studenti si erano laureati e si erano trasferiti fuori dal campus. Ebbene: il supporto di identità sociale ricevuto non prediceva se le amicizie in generale fossero continuate, ma prediceva la possibilità di essere diventati migliori amici. Parte del mantenere una stretta amicizia, ha spiegato Weisz, sta nel sostenere l’identità di qualcuno, che inevitabilmente cambia nel corso nel tempo. Quindi: siate fan dei vostri più cari amici.


Dott.ssa Beatrice Farina

Psicologa

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