Apprendere ad andare in bicicletta, non è un’azione semplice: quando siamo bambini ci serve diverso allenamento per imparare a mantenere l’equilibrio, a pedalare con un ritmo e una velocità adeguata. Bisogna sapere che la difficoltà ad apprendere tale capacità può essere ricondotta alla DISPRASSIA.
Il 3 giugno 2021 si è svolta la giornata mondiale della bicicletta.
Quante volte abbiamo fatto un giro in bicicletta per rilassarci da soli o con i nostri figli? Magari usiamo la bicicletta per raggiungere il lavoro o per allenarci?
In realtà, apprendere ad andare in bicicletta, non è un’azione semplice: quando siamo bambini ci serve diverso allenamento per imparare a mantenere l’equilibrio, a pedalare con un ritmo e una velocità adeguata. Bisogna sapere che la difficoltà ad apprendere tale capacità può essere ricondotta alla DISPRASSIA.
COSA SI INTENDE PER DISPRASSIA?
La disprassia è un disturbo della coordinazione motoria caratterizzato da difficoltà a programmare ed eseguire azioni intenzionali. Ciò può essere osservato quando si scrive, nella gestione del tempo e delle emozioni, nello svolgimento di attività della vita quotidiana come vestirsi (si hanno difficoltà ad orientare correttamente i vestiti da indossare, si ha bisogno di aiuto per rispettare l’ordine e la sequenza per infilarli, si necessita di tempo per esercitarsi con l’utilizzo di cerniere, bottoni, stringhe), guidare l’auto, andare in bicicletta e molte altre ancora. Può anche essere osservato un deficit a carico dell’articolazione verbale che comporta una produzione verbale ridotta e di difficile comprensione, oltre a difficoltà nel compiere gesti espressivi che servono a comunicare emozioni e stati d’animo.
CLASSIFICAZIONE
Il DSM-5 inserisce la Disprassia nella definizione di DCD (Disturbo dello Sviluppo della Coordinazione).
Per poter fare questa diagnosi sono necessari tali criteri:
L’acquisizione e l’esecuzione di abilità motorie coordinate risultano notevolmente inferiori rispetto a quanto atteso per l’età. Le difficoltà si manifestano con goffagine, lentezza e imprecisione nel movimento.
Il deficit delle abilità motorie interferisce in modo significativo e persistente con le attività della vita quotidiana.
L’esordio dei sintomi avviene nel primo periodo dello sviluppo (clinicamente non viene fatta diagnosi prima dei 5 anni).
I deficit delle abilità motorie non sono meglio spiegati da disabilità intellettiva o da deficit visivo e non sono attribuibili ad una condizione neurologica che influenza il movimento.
Nell’ICD-10, invece, la Disprassia viene classificata come Disturbo Evolutivo Specifico della Funzione Motoria, ed è descritta secondo i seguenti criteri:
Disturbo in cui la caratteristica principale è una grave compromissione dello sviluppo della coordinazione motoria che non è spiegabile in termini di disabilità intellettiva generale o di qualsiasi disordine neurologico specifico, congenito o acquisito.
Un attento esame clinico mostra segni di immaturità dello sviluppo neurologico, nonché segni di compromissione della motricità grossolana e fine.
La definizione esclude anomalie della mobilità e della deambulazione, mancanza isolata di coordinazione e compromissione motoria secondaria a ritardo mentale o associata ad altri disturbi medici e psicosociali.
TIPI DI DISPRASSIA
La disprassia può essere divisa in:
Disprassia posturale: riguarda il mantenimento e la regolazione delle posture corporee
Disprassia assiale: lieve ritardo nella deambulazione, cammino incerto nel controllo e nella fluidità, impaccio, maldestrezza
Disprassia segmentale: goffaggine e disprassie manuali
Disprassia ideomotoria: comporta disordine esecutivo di azioni, cattive impugnature, posizioni mani e dita
Disprassia visuo-motoria/dello sguardo
Disprassia ideativa: disordine dell’ideazione del gesto e nella produzione di idee e concetti
Disprassia orale: difficoltà nell’eloquio e nella motricità orale
Disprassia dell’integrazione sensoriale
Non è necessario allarmarsi alla prima difficoltà durante lo sviluppo del bambino in quanto ogni individuo ha tempistiche lievemente differenti. Tuttavia è importante non sottovalutare i campanelli d’allarme che si osservano. In caso di dubbio non aspettate a lungo per chiedere un consulto ad un esperto perché, attraverso un primo confronto, il professionista potrà fornirvi consigli ed eventualmente proporvi degli approfondimenti attraverso test e osservazioni per fornire il giusto supporto al vostro bambino!
Dott.ssa Spinello Martina
Terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva
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